USMIA: RATEIZZAZIONE TFS DEI MILITARI POSTI IN QUIESCENZA – L’INPS PRESTA LE SOMME DI DENARO CHE AVREBBE DOVUTO, INVECE, EROGARE SENZA RATEIZZAZIONI NE’ PENALIZZAZIONI.

Con deliberazione n. 129 del 9 novembre scorso, l’INPS ha previsto la possibilità di erogare, a favore di coloro che sono collocati in quiescenza, prestiti per “anticipazione ordinaria del TFS/TFR”, attingendo le somme di denaro dal proprio fondo di “Gestione prestazioni creditizie sociali”.

L’anticipazione (ovvero il prestito) del TFR/ TFS avverrebbe con applicazione del tasso fisso di interesse dell’1% oltre alle spese di amministrazione pari allo 0,50% dell’importo erogato. La relativa regolamentazione, che entrerà in vigore dal 1.1.2023, sarà pubblicata sul sito www.inps.it.

Ricordiamo che a seguito di misure progressivamente attuate negli anni, volte a consolidare i conti pubblici e contenere la spesa corrente, emanate con la legge di stabilità del 2014, le suddette indennità sono ancora oggi erogate:

  • in unica soluzione se di importo pari o inferiore a 50.000 euro;
  • in due o tre rate annuali, se di ammontare superiore a 50.000 euro a seconda che l’importo complessivo:
  • superi i 50.000 euro ma sia inferiore a 100.000. In tal caso le rate sono due: 50.000 la prima e la parte eccedente la seconda;
  • oppure sia pari o superiore a 100.000 euro. In tal caso le rate diventano tre.

L’iniziativa dell’INPS sarebbe certamente encomiabile se non fosse che con ordinanza n. 06223/2022 del mese di maggio scorso il TAR Lazio ha rimesso alla Corte Costituzionale la questione di legittimità del pagamento rateale del TFS / TFR ai dipendenti pubblici. Tale retribuzione, secondo i Giudici, … “non deve mai perdere il suo collegamento con la prestazione lavorativa svolta che deve essere adeguata e sufficiente ai sensi dell’art. 36 Cost., avendo a riguardo non solo l’entità della retribuzione, ma anche la tempestività della sua corresponsione. È infatti evidente che una retribuzione corrisposta con ampio ritardo ha per il lavoratore una utilità inferiore a quella corrisposta tempestivamente. Proprio il carattere di retribuzione differita riconosciuta alle indennità di fine rapporto / servizio, comporta la necessità che anche queste ultime debbano essere corrisposte tempestivamente e non possano essere diluite strutturalmente oltre la fuoriuscita dal mondo del lavoro. Ciò a maggior ragione se si considera che, notoriamente, il lavoratore, sia pubblico che privato, specie se in età avanzata, in molti casi si propone – proprio attraverso l’integrale e immediata percezione di detto trattamento – di recuperare una somma già spesa o in via di erogazione per le principali necessità di vita, ovvero per fronteggiare o adempiere in modo definitivo ad impegni finanziari già assunti, magari da tempo”.

Insomma, ancora una volta i Giudici sono chiamati a sopperire alle carenze del legislatore che pur in un periodo di prolungate difficoltà finanziarie tende a rendere strutturali le misure che dovrebbero avere invece durata prestabilita, ignorando così la necessità di rispettare i basilari principi costituzionali che salvaguardano il diritto del pensionando il quale, al termine di una lunga e usurante vita lavorativa, dovrebbe percepire un tempestivo trattamento previdenziale, necessario ad assicurare a sé stessi e alle rispettive famiglie una esistenza sicura e dignitosa.

L’iniziativa dell’INPS, così come i prestiti bancari, di fatto rappresentano una penalizzazione dei trattamenti di Fine Servizio. Appare peraltro aberrante che lo stesso Ente previdenziale che dovrebbe erogare i relativi trattamenti in maniera tempestiva e in unica soluzione, capitalizzi le rateizzazioni ai danni degli stessi pensionati pur adottando tassi di interesse significativamente inferiori a quelli normalmente garantiti dagli Istituti bancari.

A nostro avviso sarebbe ora che il legislatore cominciasse a prevedere il progressivo ripristino delle norme vigenti precedentemente alla legge di stabilità del 2014, consentendo che quanto meno i Trattamenti di Fine Servizio rateizzati in un arco temporale di 2 anni vengano erogati tempestivamente, in unica soluzione, lo dichiara Il Segretario Generale di USMIA, Leonardo NITTI.

Roma, 02 dicembre 2022

 LA SEGRETERIA GENERALE