“Con la presente s’intende informare la S.V. che, in relazione all’attuale stato di criticità alloggiativa di questa Circoscrizione, la richiesta di concessione di alloggio di “Servizio Collettivo (S.C.)” pervenuta in data _______ e assunta a protocollo col nr. __________, non può essere al momento soddisfatta.
La stessa sarà inserita in un’apposita graduatoria e Lei sarà avvisato, stesso mezzo, appena sarà disponibile un alloggio nei comprensori gestiti da questo Comando”……
Si tratta di un esempio del laconico messaggio ricevuto dai Marinai traferiti “d’Autorità” nella nuova sede di servizio, distante diverse centinaia di chilometri dal luogo di abituale dimora del rispettivo nucleo familiare.
Precisiamo che ci riferiamo a militari assoggettati a frequente mobilità a causa degli iter di carriera e delle contestuali esigenze della stessa Amministrazione chiamata ad assicurare il funzionamento degli Enti situati in sedi ove il fabbisogno di professionalità è superiore rispetto al numero di coloro che esprimono una preferenza di impiego nelle medesime località di servizio. Oltretutto, la dislocazione delle Basi e dei vari Comandi della Forza Armata non è estesa capillarmente sull’intero territorio nazionale bensì è concentrata in limitate aree geografiche, prevalentemente costiere.
Tale situazione, peculiare della Marina Militare, nella quale la pianificazione dell’impiego del personale è conseguentemente caratterizzata da un coefficiente di difficoltà particolarmente elevato, causa una evidente sperequazione economica tra coloro che hanno potuto usufruire degli insufficienti (e spesso molto carenti) alloggi di servizio collettivi (A.S.C. – nella maggior parte dei casi con posti letto multipli e servizi in comune) concessi dall’Amministrazione a canoni agevolati e quanti dovranno invece provvedere, in proprio, ricorrendo all’affitto di immobili privati, pur usufruendo nel primo triennio di impiego di un parziale rimborso del canone di locazione che, oltretutto, in talune città come la Capitale risulta ampiamente insufficiente, a fronte dei prezzi del mercato immobiliare. Insomma, per diversi Marinai trasferiti nelle nuove sedi, si configura spesso una situazione di marchiana sperequazione, quando viene loro formalmente richiesto, così come si può riassumere leggendo la comunicazione sopra richiamata, di osservare la classica regola del … “chi tardi arriva male alloggia … più spende e si deve anche arrangiare ….”, ancorché le date e le sedi di trasferimento siano decise “d’Autorità” e, dunque, a completa discrezione e per le esclusive esigenze della stessa Amministrazione militare.
Va altresì sottolineato che, a fattor comune, per tutti coloro che sono impiegati in altre sedi, oltre al comprensibile disagio dovuto alla lontananza dalle rispettive famiglie, vi sarà un ulteriore incremento di costi che depaupereranno progressivamente la rispettiva condizione economica a causa degli oneri di “pendolarismo” che dovranno essere messi inevitabilmente in conto nei bilanci familiari, peraltro già gravati da altro affitto o mutuo pluriennale, considerata la necessità di ricongiungimento settimanale alle rispettive famiglie, talvolta allargate, rimaste nei luoghi di abituale dimora.
Occorre, infine, tenere conto del fatto che laddove i cicli di impiego nella medesima sede di servizio si dovessero protrarre, come peraltro previsto in talune fattispecie dalle direttive di Forza Armata, per un periodo di cinque anni – prima che possa intervenire un nuovo trasferimento, non necessariamente nella sede preferita – gli oneri a carico degli interessati divengono ancor più insostenibili considerato che nell’ultimo biennio (o triennio a seconda dei casi) di permanenza nella sede non desiderata, cessano i benefici, già insufficienti, connessi alla indennità disciplinata dalla l. 86/01.
La tematica della carenza alloggiativa a cui si è fatto sinteticamente cenno, non è naturalmente sorta di recente, né riguarda i soli alloggi collettivi (il patrimonio abitativo della Difesa è affetto da una carenza di ca. 5.000 alloggi – ad incarico, temporanei, ecc. – in stato di inagibilità e in progressivo degrado .. ). Tale problematica è atavica, si protrae da decenni e malgrado il grave disagio e gli immediati e significativi effetti sperequativi che essa produce nei confronti del personale, non riesce ad avere una soluzione tangibile, tempestiva e realmente efficace a meno di quelle di lungo periodo indicate negli attuali documenti programmatici pluriennali, aggiornati periodicamente dal Sig. Ministro della Difesa e che troveranno definizione tra diversi anni, sempreché gli stanziamenti necessari vengano, nel tempo, effettivamente assicurati.
I militari coinvolti in queste vicende sono servitori dello Stato, abituati al sacrificio e che sono dunque ben consapevoli della necessità di dover anche drasticamente comprimere i propri diritti quando impegnati a bordo delle Unità navali o comunque nello svolgimento dei compiti operativi, usuranti e pericolosi. È per tale motivo che ad essi deve essere assicurato, al di fuori di tali ambiti di impiego specifici, il più efficiente, moderno, dignitoso supporto sociale, logistico ed economico. Il limitarsi a comunicare l’indisponibilità dell’alloggio “S.C.” costituisce una soluzione inadeguata e sbrigativa che non può essere certamente soddisfacente per chi è chiamato ad assolvere i propri compiti con rigore ed efficienza e che pertanto si attende, legittimamente, che da parte dell’Amministrazione vi sia un analogo, doveroso e rigoroso comportamento risoluto, tempestivo ed efficace.
Come si legge nelle tante direttive della Difesa, il personale costituisce il “pilastro” e il “motore” dell’Organizzazione. Affinché tali affermazioni non costituiscano un esercizio di mera retorica, è necessario che da subito la Forza Armata di appartenenza si faccia carico di risolvere, prioritariamente, le sperequazioni che essa stessa determina trasferendo il personale in altre sedi senza tenere conto, quasi come se si trattasse di incombenza devoluta a terzi, neppure della contingente criticità della situazione alloggiativa (di tipo “ASC”) esistente in quella Circoscrizione.
Se, dunque, l’Ente responsabile dell’emanazione dei provvedimenti di impiego non può contestualmente tenere anche conto della mancanza di disponibilità, nella nuova sede, dei richiesti alloggi di servizio, allora ci si attende, ragionevolmente, che la stessa Amministrazione si faccia direttamente carico dei maggiori oneri che, nei casi precedentemente delineati, vengono disinvoltamente “scaricati” sul personale trasferito d’Autorità, malgrado sia già preventivamente nota l’inadeguatezza e l’insufficienza del supporto logistico che potrà essere loro fornito.
In una prospettiva di breve periodo, appare oltretutto più che mai urgente che la legge n. 86 del 2001 venga finalmente aggiornata prevedendo l’adeguamento delle indennità in funzione del maggiore costo della vita, dello stesso mercato delle locazioni immobiliari nonché della necessità di assicurare il sostegno per l’intero periodo di impiego lontano dalla sede desiderata, a favore di quei militari soggetti a frequente mobilità.
Si auspica che tali esigenze possano essere tempestivamente valorizzate e affrontate dalle Superiori Autorità.
Roma, 16 ottobre 2022
LA SEGRETERIA NAZIONALE