Da un lato una pandemia che ha terrorizzato il mondo intero mettendo in ginocchio l’economia globale, dall’altro l’ingegno delle varie Amministrazioni pubbliche che, sfruttando appieno la tecnologia, hanno continuato a svolgere efficacemente le proprie funzioni. Così, anche l’Arma dei Carabinieri, per non subire blocchi irreparabili, soprattutto nell’ambito delle incessanti attività didattiche e di aggiornamento in favore del personale, ha dovuto istituire corsi di formazione a distanza. Un metodo innovativo, che ha fornito ottimi risultati, sia in termini di apprendimento, sia di benessere (possibilità per i militari interessati di organizzare la propria vita privata e familiare), senza considerare il sostanziale risparmio economico e di risorse umane a vantaggio dell’Amministrazione e dell’efficienza istituzionale.
Allora, se oggi la tecnologia ci consente tutto questo, perché usufruirne solo in caso di emergenza? Alla domanda, USMIA Carabinieri – tramite il Segretario Generale Carmine Caforio – avrebbe un suggerimento da dare al Comando Generale dell’Arma: istituire un “tavolo tecnico” che possa rivalutare il programma del corso triennale per la formazione dei Marescialli.
L’obiettivo: svolgere l’ultimo anno, il terzo, presso la Stazione Carabinieri, effettuando un tirocinio pratico abbinato a lezioni online con un tutor di riferimento presso la Scuola Marescialli; quest’ultima figura, incaricata di seguire il militare sino al conseguimento della laurea (peraltro, nel mondo accademico, sono già previsti stages e tirocini pratici con piena valenza in termini di crediti formativi).
Un progetto ambizioso che, da un lato, si rivelerebbe una concreta risorsa per le Stazioni Carabinieri, dall’altro consentirebbe ai giovani Sottufficiali tirocinanti di applicare le conoscenze tecnico – professionali acquisite durante il biennio di scuola militare a quelle operative, perfezionando, altresì, il delicato e fondamentale approccio con il cittadino. Un programma addestrativo che offrirebbe ai giovani ed inesperti Marescialli l’opportunità di inserirsi gradualmente in una realtà sociale sempre più complessa e delicata sotto l’attenta e costante egida di saggi comandanti e qualificati colleghi. Un’esperienza fondamentale per infondere fiducia, coraggio e soprattutto consapevolezza del ruolo ricoperto in una fase delicatissima della carriera che, da lì a poco, li chiamerà ad assumere grandi responsabilità, sia nel campo della gestione del personale, sia delle attività di Polizia Giudiziaria (non dimentichiamo che molti Marescialli, appena usciti dal corso, saranno già destinati a ricoprire funzioni di comando).
Caforio aggiunge e conclude: per risvegliare la passione verso lo storico presidio dell’Arma, simbolo più importante dell’intera organizzazione territoriale operativa, soprattutto in termini di polizia di prossimità, bisognerebbe, altresì, sanare urgentemente alcune criticità ormai divenute endemiche. Tra queste, giova ricordare le incessanti incombenze – che nulla hanno a che fare con il controllo del territorio – demandate “impropriamente” al Comando Stazione, alle quali si aggiungono una grave carenza organica e condizioni logistiche spesso disagevoli, alcune anche in contrasto con le norme di sicurezza sui luoghi di lavoro. Un insieme di fattori che snaturano i preminenti compiti istituzionali, sottraggono tempo da dedicare al cittadino, diffondono malessere e demotivazione nel personale, ormai in “fuga” verso altri reparti meno impegnativi e, spesso, molto più remunerativi.